giovedì 20 gennaio 2011

Un capitolo…Proibito.

In anteprima per voi, il sesto capitolo di Proibito di Tabitha Suzuma, in uscita il 25 Gennaio per Mondadori.

Capitolo 6
Maya

Mentre costeggiamo il Chelsea Embankment, infilo giacca e
cravatta nello zaino e l’aria tiepida della sera mi fa svolazzare
la gonna contro le cosce nude. Il sole comincia a farsi
arancione, spruzzando gocce d’oro sulla superficie increspata
dell’acqua, guizzante come la schiena di un serpente. È il
momento della giornata che preferisco: il pomeriggio non si
è ancora concluso, la sera non è ancora iniziata, le languide ore di luce solare si allungano davanti a noi prima di svanire nel buio del crepuscolo. In alto, sopra le nostre teste, i
ponti sono intasati di traffico: autobus sovraffollati, autisti
che scalpitano, ciclisti spericolati, uomini e donne che sudano
in completi da lavoro, ansiosi di tornare a casa, traghetti
e rimorchiatori che passano giù in basso. La ghiaia
scricchiola sotto i nostri piedi mentre attraversiamo le vaste
distese vuote tra i palazzi di uffici vetrati, oltre gli appartamenti di lusso che s’innalzano l’uno sull’altro fino al cielo.
C’è così tanto sole che il mondo sembra un deserto di luce,
un biancore immobile. Lancio il mio zaino a Lochie, prendo
la ricorsa, salto qua e là, faccio una ruota, il sentiero ghiaioso
e ruvido sotto il palmo delle mani. Il sole scompare per un
attimo e ci ritroviamo immersi in una zona d’ombra fresca
e azzurra mentre passiamo sotto il ponte. Il rumore dei nostri
passi, improvvisamente amplificato, rimbalza contro
l’arcata regolare dei pilastri, facendo sobbalzare un piccione
che si alza in volo. Sulla sinistra, a debita distanza dalle mie
buffonate, Lochie mi segue con le mani in tasca, le maniche
della camicia arrotolate fino al gomito. Le ombre scure sotto
gli occhi gli danno un’aria maledetta. Mi lancia uno dei
suoi sguardi verde acceso e mi fa uno dei suoi soliti sorrisi
incerti. Sorrido a mia volta e faccio un’altra ruota, lui allunga
il passo per starmi dietro, con un’aria vagamente divertita.
Ma appena distoglie lo sguardo, il sorriso sparisce
e ricomincia a mordicchiarsi il labbro. Malgrado sia al mio
fianco, avverto uno spazio tra di noi, una distanza indefinibile.
Anche quando i suoi occhi si posano su di me, sento
che non mi vede davvero, i suoi pensieri sono altrove, fuori
dalla mia portata. Perdo l’equilibrio uscendo da una giravolta
e gli cado addosso, quasi sollevata nel sentirlo solido
e vivo. Ride un po’ e mi aiuta a raddrizzarmi, ma poi torna
subito a mordicchiarsi il labbro, con i denti che irritano
la ferita. Da piccoli, bastava che facessi qualcosa di stupido
per rompere l’incantesimo e scuoterlo, ma ora è più difficile.
So che ci sono cose che non mi dice. Cose che gli frullano
per la testa.
Quando raggiungiamo i negozi, compriamo pizza e Coca
Cola da un take-away e ci dirigiamo verso Battersea Park.
Oltrepassati i cancelli, ci avventuriamo nel bel mezzo della
vasta distesa di verde, lontano dagli alberi, allineandoci
con il sole ormai disteso a ovest e quasi privo di luminosità.
A gambe incrociate, mi esamino un livido sullo stinco,
mentre Lochan si inginocchia sull’erba, apre il cartone della
pizza e mi allunga una fetta. La prendo e distendo le gambe,
sollevando il mento per sentire il sole sul viso.

Per continuare a leggere questo capitolo, visitate L’Ora del Libro.

nuovafirma

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