mercoledì 18 aprile 2012

Mi chiamo Chuck di Aaron Karo


Mi chiamo Chuck. Ho diciassette anni. E, stando a Wikipedia, soffro di un disturbo ossessivo-compulsivo. di Aaron Karo

(Lexapros and Cons)




Genere: YA, contemporary
Editore: Giunti
Collana: Y
Pagine: 288
Prezzo: 12,00€
Voto: 3,5/5

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Charles, detto Chuck, ha diciassette anni e si lava le mani continuamente, controlla anche cento volte di seguito che le piastre dei fornelli siano spente e non va mai a dormire senza aver fatto la pipì fino allo sfinimento. Ha un amico del cuore, Steve, l'unico a cui confida le sue stramberie e una sorella, Beth, bella, normale e piena di amici che lo ignora fino a negargli persino l'amicizia su Facebook. La sua giornata è costellata dalla ripetizione di gesti, regole maniacali che lui stesso si è imposto per non perdere del tutto il controllo di sé. E poi ci sono le Converse: ne possiede decine di paia di ogni colore che ha abbinato ai vari stati d'animo. Converse rosse: arrabbiato; gialle: nervoso e così di seguito. I genitori, però, sono sempre più preoccupati e, nonostante le rimostranze di Chuck, decidono di spedirlo da una psichiatra. L'arrivo di una nuova compagna di classe e il desiderio di aiutare il suo amico bullizzato convinceranno Chuck a prendere sul serio i suoi sintomi e a iniziare una terapia.



Essere timido ed essere silenzioso sono due cose diverse. Se sei timido vuol dire che non riesci ad aprire bocca. Se sei silenzioso significa che non vuoi farlo.



Dovete sapere che inizialmente non volevo leggere questo libro. Ne avevo già sentito parlare alcuni mesi fa, e quello che avevo sentito non mi aveva certo invogliato alla lettura: pareva infatti che il fulcro centrale del romanzo fosse il fatto che il protagonista tenesse il conto delle "pippe che si sparava". Ecco, la cosa non mi interessava minimamente. Non mi interessa leggere elogi dell'autoerotismo. Per un caso fortuito, mi è capitato il libro tra le mani dopo la sua uscita. Non sono una persona che butta i libri, neanche per sogno. Ho pensato "Vabbè, proviamoci" e sono contenta di averlo fatto. Sì, Chuck, il protagonista, tiene il conto delle pippe, un conto tra l'altro piuttosto elevato, ma fa anche un sacco di altre cose. Quando chiude l'armadietto gira per quattordici volte la combinazione prima di allontanarsene; la sera controlla decine di volte che le piastre elettriche siano spente e, una volta a letto, si rialza un sacco di volte per andare al bagno, anche se in realtà non ne avrebbe bisogno; ogni volta che tocca qualcosa si lava le mani e non si avvicina neanche lontanamente ai cibi che si mangiano senza posate (panini, muffin, ecc) né alle possibili fonti di sporco e batteri; infine colleziona Converse e ogni giorno ne indossa un paio diverso, associando ogni colore a un diverso umore. Insomma, un caso di DOC praticamente da manuale. E quando i suoi genitori se ne rendono conto, decidono di mandarlo da uno strizzacervelli che gli suggerisce una terapia cognitivo-comportamentale associata ad alcune compresse di Lexapros: Chuck però non è molto collaborativo. Finché non incontra Amy.

Spassoso, ironico e pungente, Mi chiamo Chuck è stato una piacevole sorpresa e una ventata d'aria fresca. Le battute, le situazioni imbarazzanti e gli equivoci ci fanno ridere e affezionare al personaggio di Chuck nonostante la sua condizione sia, in realtà, tutt'altro che divertente. Probabilmente, se il protagonista fosse stato lamentoso e piagnone, il romanzo sarebbe risultato unicamente noioso: grazie all'autoironia di Chuck invece l'autore ci descrive un problema psichiatrico piuttosto diffuso senza risultare né pesante né saccente, avvicinando così anche i più giovani a questo disturbo.

Ho inoltre apprezzato molto il percorso che il nostro protagonista si trova a dover affrontare per cercare di migliorare, un sentiero tappezzato di decine di difficoltà che può superare solo facendo affidamento su se stesso, la sua forza di volontà e talvolta l'aiuto dei suoi amici. Cose che per noi possono sembrare sciocchezze per Chuck diventano delle grandi conquiste: non bisogna erroneamente pensare che i comportamenti compulsivi vengano metabolizzati da chi soffre di questo disturbo come normali. Chi soffre di DOC sa che le ossessioni e le conseguenti compulsioni che vengono messe in atto sono insensate, ma nonostante ciò non riesce a farne a meno. Solo capendo ciò si può comprendere l'entità degli sforzi di Chuck per raggiungere le sue piccole vittorie, l'impegno che deve impiegare anche solo per mangiare un muffin con le mani senza correre a disinfettarsi.

In definitiva un libro che, ridendo e scherzando, tocca tematiche importanti e ci insegna un'importante lezione di vita: peccato per la sua brevità!
 

 

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Aaron Karo è un giovane autore di libri di fiction umoristica, bestseller nelle classifiche americane e apprezzati per la vena graffiante e sfacciata. Dal 1997 Karo è anche editorialista di una rubrica seguitissima, che ha avuto così tanto successo da diventare un social network. Questo è il suo primo romanzo per YA.









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