venerdì 6 maggio 2011

Break–Ossa Rotte di Hannah Moskowitz. Quello che non mi uccide mi fortifica.

Come vi ho preannunciato nel Www di questa settimana, ho da poco finito Break–Ossa Rotte di Hannah Moskowitz, pubblicato dalla Giunti Y. Sono alcuni giorni che cerco di scrivere questa recensione, ma avevo una sorta di blocco, non sapevo come redigerla senza banalizzare l’argomento trattato o far passare il protagonista per un folle. Non so se sono riuscita nell’impresa… buona lettura!
































OriginaleBreak
GenereNarrativa Young Adult
EditoreGiunti Y
Pagine280
Prezzo14,50
Votostarstarstarstar

Jonah è un ragazzo di 17 anni che ha deciso di rompersi le ossa. E non intendo genericamente un braccio, oppure una gamba: vuole rompersi tutte e 206 le ossa presenti nel suo corpo, in modo che possano crescere più forti e aiutarlo ad andare avanti portando sulle sue spalle tutto il peso della propria famiglia e il loro dolore. Non è infatti proprio una vita leggera e spensierata quella di Jonah: suo fratello Jesse, più piccolo di un anno, è praticamente allergico a tutto e gli basta avvertire l’odore del latte per avere una crisi respiratoria. Ma i suoi genitori paiono non curarsene più di tanto, specie da quando in famiglia è arrivata un nuovo nato, che cattura tutte le attenzioni: Jonah deve allora farsi un quattro per pulire tutto e sistemare in modo che Jesse non abbia una crisi, o peggio, che muoia. E come se non bastasse il neonato non smette mai di piangere e nessuno ne conosce il motivo. Per un ragazzo così giovane è davvero troppo e Jonah comincia a “distruggersi”, sotto l’occhio della sua amica Naomi che lo riprende con la telecamera per immortalare il suo dolore e la sua rinascita, ogni volta, osso dopo osso. E ogni volta Jonah inventa una nuova scusa per i suoi familiari. Ma non può andare avanti così per sempre.


Dunque. A proposito di distrazioni. Che ne dici di un altro osso, Jonah?
La mia bocca si contrae.

Domani?

Nuovamente la Giunti Y ha portato nelle nostre librerie un libro che affronta tematiche spinose che solitamente si preferisce ignorare. Dopo titoli come Speak, Wintergirls e Luna, questa volta ci troviamo di fronte ad un volume il cui tema centrale è l’autolesionismo. La psiche di Jonah viene approfondita mano a mano che la narrazione procede: se all’inizio si rimane basiti di fronte al suo comportamento, proseguendo nella lettura si comincia ad entrare in empatia col protagonista e a comprendere meglio le sue ragioni. La vita di Jonah è davvero difficile e decisamente molto pesante: ciò non toglie che, perlomeno per me, il suo modo di reagire è sbagliato e anche in un certo senso, inutile, nonostante lui si sia convinto del contrario.  Per lui, rompersi le ossa è un modo per diventare più forte e rendere più forte anche la sua famiglia. Non bisogna fare lo sbaglio di pensare che lui si fratturi per attirare l’attenzione della famiglia perchè non è assolutamente così. Jonah è convinto di fare la cosa giusta per sè e per la sua famiglia.
Sì. Ma. Se è vero che la nostra famiglia è l’unità minima, allora ogni volta che Jesse sta male, tutti noi stiamo male. Il suo dolore è il nostro dolore. Perciò se lui non può stare bene…tocca a me. Io mi faccio male, poi guarisco. E divento più forte. E la mia forza è la forza di mia madre. La forza di mio padre. La forza di Jesse.

Chi mi ha lasciato invece veramente basita è l’amica di Jonah, Naomi, che più volte pare incoraggiarlo: ecco, per lei non sono riuscita a provare alcuna simpatia, avrei voluto sentirla pregare Jonah di smetterla, cercare di aiutarlo, ed invece più volte sembra spronarlo a farsi del male, come una sorta di diavolo tentare. Gli amici ti capiscono, ti appoggiano, ma non sono veri amici se non hanno il coraggio di dirti in faccia che stai sbagliando.Seguendo tutti gli eventi dal punto di vista di Jonah, non si può non soffrire del leggere dei terribili attacchi di Jesse, così come non si può, per me, non odiare sua madre quando lascia in giro latte e altri alimenti che per il giovane ragazzo potrebbero significare la morte. I genitori si rifanno spesso alla fede in Dio, ma talvolta non muovono un dito per cambiare le cose, chiudono gli occhi. Un atteggiamento terribile.
Nonostante il difficile argomento trattato, lo stile è estremamente semplice e scorrevole e il libro si legge in pochissimo tempo, lasciandoti con un finale decisamente troppo affrettato che ti lascia alcune curiosità. Ecco, forse l’unica nota negativa del romanzo è rappresentata dall’ultima parte, troppo veloce e poco approfondita rispetto alle parti precedenti. Inoltre, in un certo senso, confonde: fino a poche pagine prima Jesse sembrava assolutamente dipendente dal fratello, mentre all’improvviso decreta di sentirsi soffocato da lui; inoltre lontano da Jonah sembra cominciare a stare meglio, come se fosse stata lui la causa delle sue allergie, cosa assolutamente inconcepibile dato che se non ci fosse stato Jonah probabilmente Jesse sarebbe stato morto da tempo. Ecco, questi elementi mi ha un attimo confuso, e spero di riuscire a contattare l’autrice per chiederle delucidazioni in proposito.
In conclusione Break è un romanzo forte, un “pugno nello stomaco” come hanno scritto alcuni, ma soprattutto, secondo me, un libro che ti fa riflettere . Lo consiglio agli appassionati di young adults dalle tematiche forti e spero che prossimamente la Giunti pubblichi altri volumi di questo tipo.
Cover: starstarstarstar
Trama: starstarstarstarstar
Finale:starstarstar
Personaggi: starstarstarstar
Stile di scrittura: starstarstarstar

autore

Hannah Moskowitz ha 19 anni e vive a Silver Spring, nel Maryland. Le tematiche caratterizzanti dei suoi libri sono: i fratelli, l’ambiguità sessuale e i bambini. In totale ha scritto 4 libri, di cui al momento solo uno è già uscito gli altri sono attesi tra l’aprile del 2011 e il 2012. Hannah studia presso l’Università del Maryland.Anteprima Break.Ossa rotte: storia di un autolesionismoAnteprima Break.Ossa rotte: storia di un autolesionismo

2 commenti:

  1. Praticamente hai condiviso le mie stesse perplessità O.O

    RispondiElimina
  2. Dopo aver postato sono andata a leggere qualche rece in giro e ho visto che anche altri hanno notato questa stonatura del finale.
    Devo ammettere che

    SPOILERSPOILERSPOILERSPOILER
    SPOILERSPOILERSPOILERSPOILER
    SPOILERSPOILERSPOILERSPOILER
    SPOILERSPOILERSPOILERSPOILER
    SPOILERSPOILERSPOILERSPOILER
    SPOILERSPOILERSPOILERSPOILER
    SPOILERSPOILERSPOILERSPOILER
    SPOILERSPOILERSPOILERSPOILER
    SPOILERSPOILERSPOILERSPOILER
    SPOILERSPOILERSPOILERSPOILER

    Quando lui è nella clinica, gli altri cominciano a rompersi e lui viene accusato non sapevo più che pensare, da come era scritto pareva che l'autrice volesse farti capire che era stato lui in preda ad un attacco di pazzia @.@

    RispondiElimina

Se ti va, lascia un commento!