venerdì 30 settembre 2011

The Gap

The Gap di Michele Jaffe


Originale: Rosebush
Genere: YA, thriller
Editore: Fanucci
Voto: 4/5
Pagine: 364
Prezzo: 16,00€

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Quando Jane si trasferisce nel New Jersey, la nuova scuola le sembra una meraviglia: fa subito amicizia con le due ragazze più in vista dell’istituto, Kate e Langley, entrambe ricchissime e bellissime. Il trio diventa inseparabile e il loro tempo trascorre senza preoccupazioni tra la scelta di un abito e i commenti sui ragazzi. Una notte, però, Jane viene scaraventata da un’auto in corsa e finisce priva di sensi in un cespuglio di rose. Quando si risveglia in ospedale, non ricorda nulla di quanto è accaduto e il suo corpo è completamente paralizzato; inoltre riceve strani regali da un ammiratore che rimane nell’ombra e una serie di telefonate minacciose. Tutte le persone che le stanno attorno sono convinte che Jane abbia delle allucinazioni causate dai medicinali, ma un po’ alla volta lei riesce a mettere insieme i pezzi e a ricostruire la sera dell’incidente. Quello che scoprirà sarà lontano da ogni possibile verità e la trascinerà in un incubo che sembra non avere fine.

The gap è un thriller per ragazzi ambientato in una scuola superiore americana. A metà tra Gossip Girl, 90210 e teen drama vari, è inquietante e misterioso al punto giusto e mi ha fatto passare alcune ore piacevoli in cui mi sono alambiccata il cervello nelle più strane congetture per cercare di capire chi potesse essere il colpevole.


Il titolo originale del romanzo è Rosebush, in italiano “cespuglio di rose”: un titolo decisamente coerente con la narrazione, dal momento che Jane, la protagonista, viene ritrovata in fin di vita proprio all’interno di un cespuglio di rose.  Il problema è che la ragazza non ricorda nulla di quello che le è successo, ma non vuole neppure dare credito alla teoria della polizia, che pensa che lei abbia tentato il suicidio. L’ultimo suo ricordo di quella tragica sera riguarda il suo arrivo, assieme alle sue migliori amiche Kate e Langley, a una festa con un delizioso costume da fatina. Stop. Il resto è tutto nero. Ma com’è passata dalla festa al cespuglio? Di certo non possono avere alcuna responsabilità i suoi compagni, tutti la amano e le vogliono bene, come testimoniano le decine di mazzi di fiori nella sua stanzetta di ospedale… O forse no?

Jane porta una maschera, ma non riesce a rendersi conto del fatto che anche gli altri ne portino una. Si lascia ingannare dalla superficialità delle cose, senza indagare, ed è proprio per questo che finisce in un cespuglio di rose: perchè non ha saputo vedere la verità, non ha saputo capire davvero le persone, andare oltre le spacconerie e i belletti. Jane riflette tragicamente un modello adolescenziale piuttosto diffuso ai giorni nostri, e con lei tutti i suoi amici: conta l’apparire, non importa l’essere. Il problema è che sotto l’apparire può nascondersi di tutto, e la nostra protagonista lo impara a sue spese. Il personaggio di Jane, mano a mano che riprende l’uso del suo corpo paralizzato e ricorda frammenti di quella terribile serata, impara lezioni importanti e cresce.

Del resto ogni rosa ha le sue spine, anche le più belle.

Ciò che più mi ha colpito di questo libro è la capacità di scrittura della Jaffe: riesce a tenere sempre il lettore sulla corda, seminandolo con falsi indizi. Inoltre crea un’atmosfera particolare, inquietante, che ti mette sul chi va là: si comincia a sospettare di tutti, inveendo la protagonista e la sua cecità, la sua superficialità. Finchè le nostre teorie non vanno a coincidere con quelle di Jane, rendendo l’immedesimazione definitiva e completa. E si comincia a temere che dietro ciascuno si nasconda un assassino, a odiare la polizia e la sua famiglia che non vogliono ascoltare le sue congetture, si rimane in ansia, attendendo che un nuovo frammento di memoria faccia capolino nella testa di Jane. Si vuole sapere sempre di più, se ne sente proprio la necessità. Solo alla fine, quando ho sollevato il naso dal libro, mi sono resa conto di quanto mi ci fossi persa dentro, e il merito è tutto dello stile dell’autrice, semplice ma “catturante”.

I personaggi sono molti ed entrano in gioco parallelamente ai ricordi di Jane: i flashback sono innumerevoli in questo libro e ci aiutano a capire più profondamente le caratteristiche di ciascuno degli amici della ragazza. Ma in realtà, anche quando descrive gli altri, la Jaffe in realtà ci dice qualcosa di più su Jane, mostrandoci la sua superficialità e la sua necessità di sentirsi accettata nel relazionarsi con tutti.

In definitiva, un romanzo che mi ha sorpreso e che vi consiglio: non vi troverete la complessità tipica dei grandi thriller (vedi i libri di Sebastian Fitzek), ma vi saprà comunque catturare, a patto che, ovviamente, siate amanti dell’ambientazione scolastica e adolescenziale.
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autore

Michele Jaffe è nata a Los Angeles ed è autrice della serie young adults Bad Kitty e di thriller e romanzi per adulti. Dopo aver conseguito il dottorato di ricerca in Letterature comparate ad Harvard, ha abbandonato il mondo accademico e ha deciso di dedicarsi alla scrittura. Attualmente vive a New York.

firma hallo

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