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venerdì 24 aprile 2015

Quasi arzilli - Simona Morani


Quasi arzilli di Simona Morani
Pagine: 176
Formato: Paperback
Editore: Giunti
Data di pubblicazione: Marzo 2015
GoodreadsAmazon.it



Nello storico bar la Rambla, nel cuore dell'Appennino Reggiano, la mano di briscola è più triste del solito. Nemmeno i caffè alla sambuca di Elvis riescono a tirare su il morale. Ermenegildo infatti non ha lasciato solo una sedia vuota, ma anche un grande buco nel cuore dei suoi amici e uno spettro con cui fare i conti. Dopo la vecchiaia c'è la morte. E dopo la morte? Ognuno cerca di reagire a modo suo: Gino, soprannominato Apecar per via dello sgangherato mezzo con cui circola, non vuole abbandonare la guida nonostante non ci veda più e sia un autentico pericolo pubblico. Ettore non riesce a dormire e tutte le mattine, puntuale come un orologio, si presenta nello studio del dottor Minelli. Basilio, ex comandante della ventiseiesima Brigata Garibaldi, si scaglia contro il "nemico", un ragazzo serbo che ha preso in gestione il negozio di frutta e verdura, appartenuto al caro Ermenegildo. Nel frattempo, però, sulla scombinata combriccola incombe un'ulteriore minaccia: Corrado, il nuovo agente della polizia municipale, sembra avere un'unica missione: spedire tutto il gruppo alla Villa dei Cipressi, la nuova casa di riposo che sta per essere inaugurata...

Esordio letterario di Simona Morani, Quasi arzilli è un brevissimo romanzo che si inserisce in un filone che di recente mi è piuttosto caro, quello dei romanzi divertenti con protagonisti gli anziani.

I protagonisti di questa storia sono Gino, Ettore, Cesare, Riccardo e Basilio, tre anziani residenti a Casette di Sotto che ogni giorno si vedono al bar della Rambla per giocare a carte e passare il tempo. Ognuno di loro ha le sue peculiarità e i suoi problemi: Gino, nonostante le sue capacità visive siano oramai ridotte all'osso, guida un'Ape; Ettore fa visita ogni giorno al suo medico di base, tormentato da incubi e insonnia; Basilio rimpiange il tempo passato a fare il partigiano, in cui le cose importanti erano ben chiare; Cesare stacca l'apparecchio acustico in continuazione per non essere costretto a sentire i rimbrotti di sua moglie mentre Riccardo è costretto a girare con un sacchetto per la colostomia. Corrado, vigile frustrato del luogo, li ha presi di mira, deciso a cogliere Gino in flagrante, intento a guidare il suo mezzo sgangherato, e li perseguita, ma la fortuna non pare essere a suo favore. In città si genera un po' di movimento quando vengo affissi dei manifesti pubblicitari di una nuova casa di riposo, Villa dei Cipressi: i nostri eroi sono decisi a evitarla del tutto, del resto non si sa mai, un nome una garanzia... Ma le cose non andranno proprio come da loro sperato.
Eh sì, com’era bella, pensò Cesare, quando la seguiva di nascosto alla sagra e lei aveva sempre alle calcagna il padre Gerolamo, lo zio Alfonsino, il fratello Ottavio, il cugino Paride e poteva bramarla soltanto da lontano.
A quei tempi era una dea, era la Madonna in persona, e mentre la osservava gesticolare senza emettere suoni nel centro della cucina quasi si trovassero in una casa sottomarina, si chiese sinceramente quand’è che aveva iniziato a diventare la rompicoglioni che era adesso.

Quasi arzilli parte piuttosto bene, presentandoci i personaggi di questa storia strampalata in maniera divertente e intrigante. È facile entrare in sintonia con questi simpatici vecchietti, che potrebbero essere i nonni di ciascuno di noi. Man mano che si procede nella lettura però i protagonisti cominciano ad apparire come troppo assurdi e poco realistici, decisamente sopra le righe, un po' macchiette. Così come anche le situazioni in cui si vengono a ritrovare e i dialoghi, talvolta decisamente strani.

Un gruppo di Quasi arzilliMi è inoltre mancata quella bellissima sensazione di dolceamaro che avevo trovato per esempio ne La banda degli invisibili di Fabio Bartolomei: qui l'autrice sembra in un certo senso cercare di emularlo senza però riuscirci appieno. Sì, c'è qualche rimando alla situazione attuale degli anziani, alle loro difficoltà, ma il tutto rimane, secondo me, molto superficiale: è come se si fosse cercato di inserire in questo romanzo un pochino di tanti elementi diversi senza però approfondirne nessuno né amalgamarli. Probabilmente la colpa in parte è anche mia e delle aspettative piuttosto alte che avevo nei confronti di questo romanzo.

In definitiva si tratta di un romanzo che si legge in un soffio, che consente di trascorrere poco più di un'oretta in modo piuttosto piacevole ma che si dimentica altrettanto rapidamente.

lunedì 2 marzo 2015

Crystal della strada - Siobhan Dowd


Crystal della strada di Siobhan Dowd
Parole chiave: Contemporary, YA
Pagine: 275
Formato: Paperback
Editore: Uovonero
Data di pubblicazione: Giugno 2014
Goodreads • Anobii • Amazon.it •



Holly Hogan ha tredici anni. Vive da tempo in un istituto per minori, sotto la tutela dei servizi sociali. Quando viene affidata a Fiona e Ray, una coppia senza figli, il suo desiderio di fuggire per andare alla ricerca di sua madre in Irlanda diventa più forte che mai. Un giorno Holly trova casualmente, in casa dei suoi genitori adottivi, una parrucca bionda. Nasce così Crystal l'inarrestabile, la ragazza con tre o quattro anni di più, affascinante, scaltra e sicura di sé, quella capace di trasformare in realtà il sogno di una fuga alla ricerca delle radici, che diventa un fantastico viaggio nel passato e nella propria identità. "Crystal della strada" presenta il ritratto intenso e vivace di un'adolescente alla coraggiosa ricerca di se stessa, fra rabbia e umorismo.

Ho per la prima volta sentito parlare di Siobhan Dowd quando ho letto Sette minuti dopo la mezzanotte, breve romanzo scritto da Patrick Ness che mi è piaciuto da impazzire: il soggetto della storia era infatti stato ideato da Siobhan Dowd, morta prima di poter sviluppare concretamente in un libro la sua idea. Dopo questo primo incontro accidentale mi sono interessata sempre più a quest'autrice e ho letto il suo Il mistero del London Eye, pubblicato in Italia dalla Uovonero: mi è piaciuto molto e così ho finito per cercare di recuperare anche gli altri scritti dell'autrice. Crystal della strada l'ho scoperto per caso in biblioteca, non sapendo che fosse stato tradotto anche da noi, e l'ho subito preso in prestito.

La copertina dell'edizione originale di Crystal della stradaHolly Hogan è una ragazzina di tredici anni dal passato decisamente travagliato: ne facciamo la conoscenza nel primo capitolo, in cui la ritroviamo alle prese con un imbarco clandestino su una nave diretta in Irlanda. Senza farsi notare, si è nascosta nella parte posteriore di una vettura spaziosa, coperta dai cappotti: quando finalmente sente i proprietari dell'auto allontanarsi e il rollio della nave sotto di sé, decide di uscire dalla macchina per spostarsi sul ponte, pronta a gustarsi il viaggio. Peccato che le portiere siano state chiuse a chiave dall'esterno e, a causa del dispositivo di sicurezza per i bambini, siano impossibili da aprire dall'interno. Presa dal panico, Holly urla, scalcia, prende a pugni il finestrino, ma nella stiva non c'è nessuno che può sentirla. Disperata, si accascia sui sedili e comincia a ripensare a come è arrivata lì, su quella nave, e perché. E così veniamo a sapere che Holly vive a Templeton House, una casa per ragazzi in attesa di affidamento, perché una famiglia non ce l'ha. O meglio, lei ce l'ha, sua madre la sta aspettando in Irlanda, solo che i servizi sociali l'hanno segregata lì, senza dire niente a nessuno, e così la sua mamma, non sapendolo, non riesce a trovarla. E le cose si complicano quando una famiglia di babbacucchi decide di prenderla in affidamento. Holly vorrebbe solo scappare e Crystal le darà la forza di farlo.

Crystal della strada, come presumo abbiate capito, è un romanzo di crescita dedicato a un pubblico di giovani lettori. Si legge molto velocemente, con i suoi capitoli brevi e il suo linguaggio scorrevole, ed è molto godibile, ma non mi ha colpito più di tanto. Sicuramente vengono toccate dalla narrazione delle tematiche molto importanti, l'affidamento, gli abusi familiari, il concetto stesso di famiglia, il tutto in modo piuttosto semplice e delicato, senza scene troppo forti. Il problema è che buona parte della storia mi è sembrata poco realistica. Trovo assurdo che Holly riesca da Londra ad arrivare quasi in Irlanda senza grossi problemi: fa l'autostop e ovviamente incontra le persone più buone dell'universo, gira di notte e si ubriaca in discoteca e trova l'unico ragazzo che, ok che non l'aiuta, ma neanche se ne approfitta.

Un'altra edizione in lingua inglese di Crystal della stradaPosso credere al fatto che nessuno la fermi, nessuno si chieda dove va quella ragazzina: lo vediamo ogni giorno, spesso le persone fanno finta di niente, fingono di non vedere. Ma che, tutto sommato, le vada tutto decisamente bene mi sembra a dir poco assurdo. Probabilmente sono io che sono troppo negativa, non so, o forse è così semplicemente perché ci troviamo di fronte a un romanzo per ragazzi. Fatto sta che avrei preferito un maggior realismo: Holly trova delle difficoltà durante il suo viaggio, rischia più volte di non farcela, ma secondo me una ragazzina che intraprendesse la stessa esperienza ne incontrerebbe molte di più e di gran lunga peggiori. C'è da dire poi che la protagonista non è Miss simpatia e più volte avrei voluto scuoterla e farle aprire gli occhi, ma questo temo sia dovuto al fatto che oramai mi avvicino più all'età di sua madre che alla sua. Per lo stesso motivo probabilmente ho faticato a capire il rapporto Holly-Crystal e la sua trasformazione, il suo trovare forza e sfacciataggine in una cosa così piccola e così, secondo me, anonima. Crystal mi è stata indigesta sin dal primo momento, facendomi rimpiangere Holly. Ho trovato emozionante la parte finale e la presa di coscienza di Holly, sulla nave: mi è dispiaciuto per lei, per quello che ha passato da piccola.

In definitiva, un libro carino, non memorabile, consigliato ai lettori più giovani, agli adulti potrebbe risultare, secondo me, un po' insipido.

lunedì 12 gennaio 2015

I diari della falena - Rachel Klein


I diari della falena di Rachel Klein
Parole chiave: Mistery, YA
Pagine: 343
Formato: Paperback
Editore: Einaudi
Data di pubblicazione: Ottobre 2011
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In un elegante collegio, una ragazza di sedici anni affida al proprio diario i propri pensieri più intimi. L'oggetto della sua crescente ossessione è la sua compagna di stanza, Lucy Blake, e l'amicizia di Lucy con la loro nuova e inquietante compagna di classe, l'enigmatica e lunatica Emessa, pallida e dagli occhi ipnotici. Attorno a lei vorticano voci misteriose, sospetti e segreti, così come una serie di sinistre sciagure. Mentre la paura si diffonde per la scuola e Lucy non è più la stessa Lucy, fantasia e realtà si mescolano finché ciò che è vero e ciò che è solo immaginato si fondono in un incubo a occhi aperti che risveglia le ansie, la lussuria, e le paure dell'adolescenza.

Non è per nulla semplice parlarvi de I diari della falena. Ho ricevuto questo libro in regalo da un'amica di famiglia alcuni anni fa (grazie Romina!) e poi l'ho lasciato sullo scaffale a riposare, in attesa: per una sfida a squadre su Anobii avevo come compito il leggere un libro con la parola diario/diari e così la mia scelta è ricaduta su questo. Ne sono molto contenta, e soprattutto sono contenta di aver atteso tento a leggerlo perché penso che, sinceramente, un po' di tempo fa non sarei riuscita ad apprezzarlo molto.

L'edizione hardback in lingua inglese de I diari della falenaProtagonista di questo romanzo è una ragazzina di sedici anni ebrea che frequenta un esclusivo collegio per ragazze come interna, cioè vivendo all'interno della struttura. Come tale, dà poca confidenza alle esterne (coloro che frequentano la villa unicamente per le lezioni) e divide ogni attimo della sua giornata con le altre studentesse che abitano la struttura: ha stretto amicizia in particolare con Lucy, un angelo biondo che occupa la stanza accanto alla sua, il bagno in comune. La protagonista, di cui non ci viene detto il nome, è elettrizzata all'idea di passare un intero anno al fianco della sua migliore amica, dopo un periodo un po' travagliato dovuto al suicidio del padre e all'inserimento nella nuova scuola. Una nuova studentessa si viene però ad aggiungere al suo idilliaco quadretto, Ernessa, che fin da subito si comporta in modo davvero molto strano. Pian piano, Lucy si avvicina sempre più ad Ernessa, ignorando sempre più la sua vecchia amica e cambiando sempre più i suoi atteggiamenti e il suo aspetto. Ma solo la nostra protagonista pare accorgersene... quale segreto cela Ernessa? Cos' è quel terribile odore che sembra provenire dalla sua stanza? Perché le insegnanti sembrano concederle ogni privilegio?

I diari della falena è una lettura stranissima. La storia ci viene raccontata dalla protagonista sotto forma di diario, da Settembre a Maggio, diario che viene aggiornato con regolarità di nascosto, in modo ordinato e piuttosto dettagliato. Perlomeno all'inizio. Giorno dopo giorno veniamo a conoscere le ragazze che abitano il collegio, i professori, assistiamo a lezioni, pranzi, cene, gite e quant'altro. Pian piano però Ernessa, la nuova arrivata, diventa sempre più protagonista del diario e ci vengono descritti tutti i suoi comportamenti, le sue frasi e tutte le teorie e le sensazioni della protagonista in proposito. Niente di eccezionale, direte voi, no? Ed effettivamente la sensazione iniziale è questa. Anzi, devo ammettere che nel romanzo l'azione è praticamente ridotta ai minimi termini, succede davvero poco e raramente qualcosa di eclatante. La protagonista poi tende a sparare un po' sentenze su tutto e tutti, spargendo giudizi a destra e a manca, ritenendosi spesso più intelligente e superiore rispetto alle altre.

Una delle edizioni paperback in inglese di I diari della falenaEppure ogni volta che chiudevo il libro ero curiosa di continuare a leggere, di sapere cos'altro sarebbe successo. Procedendo, il linguaggio si faceva sempre più oscuro, la narrazione onirica. Non so come, la Klein mi ha avvinto con la sua storia, mi ha ammaliata con la sua lenta ma puntuale costruzione degli ambienti e dei personaggi. E poi non possono non iniziare a sorgere dubbi, man mano che si prosegue nella lettura, sulla veridicità di ciò che la protagonista ci sta raccontando. Se all'inizio un po' mi arrabbiavo nel vedere come le altre ragazze non notassero niente di strano in Ernessa, come tutti sembrassero difenderla, poi pian piano ho cominciato a dubitare di ciò che stavo leggendo: non è che nessun altro nutriva quei sospetti perché in realtà non c'era un bel niente di cui sospettare? I sogni si alternano alla realtà e diventa difficoltoso capire cosa sia reale e cosa no. Non so quale sia la verità, non lo so neppure ora che ho finito di leggere il romanzo, ma ho adorato questo essere continuamente in bilico, questo dubitare di tutto e tutti. L'unica cosa certa è il forte sentimento di gelosia che permea il romanzo, gelosia nei confronti di Lucy ma anche della stessa Ernessa.
Si potrebbe probabilmente inscrivere questo romanzo nella categoria "narratori inaffidabili", infatti mi ha ricordato moltissimo Bugiarda di Justine Larbalestier e, come esso, non dà risposte certe, lascia al lettore la possibilità di credere a quello che vuole. E, nonostante mi urti, adoro questo tipo di romanzi.

lunedì 5 gennaio 2015

Se ho paura prendimi per mano - Carla Vistarini


Se ho paura prendimi per mano di Carla Vistarini
Parole chiave: Contemporary, Giallo
Pagine: 237
Formato: Hardcover
Editore: Corbaccio
Data di pubblicazione: Settembre 2014
Goodreads - Amazon.it



Leggere Se ho paura prendimi per mano è stato un errore e no, non perché sia un brutto libro, ma perché sono una tontolona io: l'ho addocchiato per la prima volta navigando sul sito della biblioteca della mia città e mi sono immediatamente innamorata della copertina. Un vero e proprio insta-love. Ho letto solo le prime tre righe della trama e ho deciso che doveva essere mio: in due minuti l'ho prenotato e ho atteso con calma il mio turno. Mi aspettavo un romanzo piuttosto triste, su un senzatetto che alleva una bimba non sua, e invece... sorpresa! Mi son ritrovata tra le mani una sorta di giallo. Al ché ho finito di leggere la quarta di copertina e mi sono più volte maledetta per la mia sbadataggine. Dai, però non è tutta colpa mia, quella meravigliosa cover fa pensare a tutt'altro! (Per non parlare del titolo...)

sehopauraTutto ha inizio con Smilzo, giovane senzatetto, in coda alla cassa del supermercato in attesa del suo turno. Perso nei suoi pensieri, si ritrova affiancato da una piccola bambina con una clava rossa in mano e un'espressione seria.  In pochi secondi le cose precipitano, un uomo armato intima alle cassiere di consegnargli l'incasso, e per rimarcare la minaccia spara in direzione del soffitto. Dopo alcuni minuti di panico, la rapina ha fine e Smilzo decide di andarsene prima che la polizia cominci a fare domande scomode ma la piccola bambina vista in precedenza attira la sua attenzione: prendendolo per mano, lo conduce presso il corpo di una donna stesa a terra. Smilzo comprende subito che la donna è morta e indirizza la bambina verso un agente di polizia, deciso ancor più a svignarsela. Ma il suo destino e quello della bambina vengono di nuovo a incrociarsi e lui questa volta non potrà fuggire.

Se ho paura prendimi per mano è un libro che si legge molto velocemente ma che mi ha lasciato un po' insoddisfatta. Mi ha ricordato per certi versi La banda degli invisibili di Bartolomei, senza però dimostrarsene all'altezza. Il romanzo è sicuramente ben scritto, talvolta arricchito da un lessico inusuale e forbito, ma ho trovato in alcune scelte narrative una mancanza di coerenza interna e una eccessiva irrealtà della vicenda. Quelli che forse più mi hanno fatto storcere il naso sono probabilmente i personaggi. Nonostante appaiano per lo più come simpatici e facilmente amabili, sono però poco credibili e spesso out of character, se così vogliamo dire. Prendiamo il protagonista, Smilzo: ora barbone, in passato si è laureato, frequentando anche un corso al MIT, e ha ricoperto cariche lavorative importanti, finendo poi ricercato per gravi frodi. Ecco, si presuppone quindi comunque un certo grado di intelligenza, visto il suo passato: durante tutto l'arco narrativo Smilzo appare però come un sempliciotto, che fa ragionamenti assurdi e non riesce neanche a fare due più due. Mentre il professore, altro personaggio, è giustificabile data l'età e l'incipiente demenza senile, Smilzo, secondo me, non lo è affatto. Lo stesso dicasi per la bimba: è troppo buona, calma ma soprattutto adulta per avere solo tre anni.

Mirta e Arya con Se ho paura prendimi per manoAnche alcune vicende non mi hanno convinto. Non voglio fare in alcun modo spoiler, ma diciamo che le motivazioni finali dietro la vicenda mi hanno lasciato decisamente l'amaro in bocca e l'ho trovate assolutamente poco credibili. Ecco, possiamo dire che, in un certo senso, la credibilità è stata il mio cruccio nei confronti di questo romanzo: non sono riuscita a capire fino a che punto l'autrice volesse scrivere una storia reale, che facesse comunque sorridere, ma con i piedi per terra, oppure una storia per cui era necessario sospendere completamente il senso di realtà. Il romanzo è coinvolgente, sicuramente emozionante, ma leggendolo continuavo a notare queste cose e a non gustarmelo appieno. È però sicuramente un buon esordio e penso proprio che in futuro leggerò altro di questa autrice.